La pittura per Uttieri è una forma d’arte particolare che lo incanta e lo attrae,
diversa da tutte le altre, che gli provoca gioia, dedizione e ammirazione fin dalla più giovane età.
Il periodo non documentato della sua vita artistica iniziale risulta essere ricco di sollecitazioni, ma chi lo conosce bene ne conserva la memoria: le prime esperienze con tele e pennelli, la continua ricerca della tecnica giusta, il capire come riprodurre le ombre, ottenere i massimi effetti luminosi, poi nozioni su gamme cromatiche, tinte fredde e calde, i colori complementari, le prospettive e quant’altro.
L’esigenza di poter arrivare alla trasposizione sulla tela di immagini reali coll’utilizzo di pennelli e colori, imparare il “mestiere”, diventa un qualcosa di serio che continua negli anni vivo e indistruttibile.
Queste opere iniziali però, con immagini strettamente intrecciate alla realtà, permettono solo una troppo facile lettura e, a detta dell’artista, uno scarso marchio di qualità, nessuna geniale invenzione.
Negli anni ottanta quindi comincia a ridurre le dolci armonie cromatiche e dà forza ai contrasti , le pennellate da larghe ed equilibrate passano a irruente e impulsive, la stimolazione diventa tutta interna e concettuale. Le forme perdono pezzi, sono interrotte, mentre la particolareggiata e sapiente gradazione dei colori nelle varie tinte e toni si scioglie rivelando l’oscurità misteriosa del nero.
Inizia a creare molteplici scene con la leggerezza dello schizzo, tratteggiate da una mano inquieta che dispone di un solo prepotente colore che domina: stupefacente apertura mentale che finalmente scaccia la banalità di una pittura di tradizione. Ogni pennellata ora ha un senso, è il risultato di una percezione interiore, e quel vuoto creativo si riempie di nuova energia che esplode poi nel suo NERISMO.
Nel 1988 scrive il I° MANIFESTO SUL NERISMO, poche righe, spazi contratti, trama irrigidita ma grossa consistenza oggettiva e concettuale, che pubblica, nello stesso anno, sulla rivista di settore Sìlarus.
La mente indirizza la mano lasciando anche che la banalità di un’immagine che sembrerebbe ovvia, come lo può essere una semplice barca, una folla di persone, una casa o altro, intervenga nelle sue opere ma, solo come concessione di una precisa decisione dell’artista, necessaria per soddisfare il suo progetto la cui linea d’orizzonte risulta essere molto innalzata.
E’ indubbio il ruolo centrale del nero che diventa per l’artista il fulcro di una nuova visione, di una tecnica che non ammette ripensamenti portandolo a seguire, per 32 anni, la strada tracciata nel 1988 dal I° MANIFESTO DEL NERISMO.
Nel 2020, giunto ad un alto grado di sperimentazione, pubblica il II° MANIFESTO DEL NERISMO sulla rivista "ARTE " Mondadori, quale esplicitazione e completamento del I° MANIFESTO.
*Rivista "ARTE" Mondadori-Novembre 2020, numero speciale da collezione per i 50 anni della rivista.
Ciò diventa ragione per convalidare la sua posizione contro la tradizione, contro l’imitazione, aprendosi una strada nell’imprevedibilità della ricerca.
La determinazione intellettuale, l’irrompere di elementi imperscrutabili e irrazionali, la volontà di scoprire il profondo dell’uomo lo porta ad ignorare la logica del gradevole e del tranquillizzante e a continuare il suo itinerario qualificandone tematicamente ed emblematicamente lo sviluppo.
Un percorso originale e ricco di premesse, nulla di scontato, un continuo alternarsi fra indagini e sfide, con i suoi spazi vuoti animati da vibrazioni materiche e luminose, con le sue figure semi-definite, col suo nero a volte splendente e a volte cupo come un insondabile burrone. Un’opera finita è il risultato di tante decisioni scaturite da intensa concentrazione.
Significa per l’artista suggerire alla tela la propria complessità interiore.
Dipingere momenti di vita, personaggi, folle e oggetti reali come barche, gondole e biciclette significa rappresentare nude sensazioni ricoperte di forme, servendosi del graficamente corretto, del nero e del vuoto. La luce, libero spirito coraggioso, trasuda dai ripiegamenti che il disegno scheggiato lascia sul supporto. Tutto a incoraggiare anche l’intruso che è chiamato a capire questo percorso di profondità nel quartiere della sua mente e a sperimentare visioni di cose nuove.